Un siciliano a Bucarest

Questo testo è stato pubblicato, in  lingua romena, sulla rivista “Siamo di nuovo insieme” nel numero 81 – 82, di luglio-ottobre 2018 

Bucarest, 02/06/2018

Negli ultimi anni, ogni volta che arrivo a Bucarest, soggiorno nel quartiere in cui sono cresciuto.

Lì, ho scoperto un albergo aperto di recente, all’interno di un edificio costruito nel 1900, nello stile dell’epoca. L’albergo, gestito da alcuni italiani, ha anche un ristorante con menù specifico latino. Così, succede che buona parte della clientela provenga dal paese di Dante.

Nel mese di maggio di quest’anno, nella hall dell’albergo, ho notato un personaggio pittoresco: di bassa statura, muscoloso, abbronzato, tutto il tempo in giro in canottiera, con i capelli bianchi e gli occhiali da sole. Piuttosto agitato, cercava di spiegarsi in italiano con l’addetta alla reception dell’albergo, che non capiva sempre cosa l’uomo volesse. Sono intervenuto per aiutarlo e ho scoperto che… voleva comprare una chitarra!

Gli ho spiegato come raggiungere un negozio specializzato in articoli del genere e poi… sono andato per la mia strada.

Il giorno dopo, l’italiano era di nuovo alla reception dell’albergo. Poiché avevo del tempo libero, gli ho chiesto se avesse risolto il problema. Così ho conosciuto Eligio!

Lui aveva comprato davvero una chitarra ma ora aveva bisogno di altri accessori musicali. Piuttosto stupito nello scoprire le sue preoccupazioni, ho iniziato a fargli… qualche domanda supplementare! Così, ho scoperto che Eligio Faldini è un “cantautore” siciliano, che accompagna i suoi testi con la chitarra e che vive non lontano da Palermo, in una piccola città chiamata Marineo.

La cosa divertente per tutti i suoi interlocutori è che la città vicino a cui vive si chiama… Corleone! Eppure, è stato ancora più sorprendete scoprire cosa abbia portato Eligio a Bucarest, in questi giorni di primavera.

«Ho parlato con alcuni amici italiani che vivono in Romania. Allora mi hanno detto che sarebbe stato interessante conoscere un’altra cultura, un’altra musica, altre abitudini… E ho deciso di fare una vacanza in Romania!»

Aggiungo io: senza nessun piano prestabilito, senza un itinerario o… una bussola!

Ammetto che il percorso di Eligio, come anche il suo carattere passionale, mi hanno affascinato dal primo momento. Dopo pochi minuti di discussione, durante i quali gli ho raccontato del debole che ho per la Sicilia da oltre 40 anni, gli ho fatto una proposta.

Il caso vuole che io sia a Bucarest ogni anno, tra la fine di maggio e l’inizio del mese di giugno. Giacché il 2 giugno è il giorno della Festa della Repubblica Italiana, ogni volta si tiene un vernissage, un concerto, una conferenza, una riunione… organizzati dalla RO.AS.IT. (l’Associazione degli Italiani di Romania).

Quest’anno

«la RO.AS.IT. ha organizzato lo spettacolo “Un bel dì (Într-o bună zi) Beldie”, dedicato al Centenario della Grande Unione e alla Festa della Repubblica Italiana. L’evento si è svolto il 6 giugno nell’Aula della Biblioteca Centrale Nazionale Carol I, sotto il patrocinio dell’Ambasciata Italiana a Bucarest, progetto coordinato da Ioana Grosaru e realizzato con il sostegno finanziario del Ministero della Cultura e dell’Identità Nazionale».

Dal momento che avevo l’onore di essere stato invitato a questa manifestazione culturale, ho approfittato dell’occasione per proporre al mio siciliano di andarci insieme.  Eligio ha accettato immediatamente e così ci siamo incontrati nell’Aula della Biblioteca Centrale Universitaria.

Devo precisare come, ai miei occhi, questo luogo e questo evento fossero ammantati di uno speciale valore: non avevo più messo piede in quella sala da… 60 anni!

Ecco i miei ricordi di quel momento, in un testo recente:

«A proposito della B.C.U. (Biblioteca Centrale Nazionale), nel 1958 ho assistito nell’aula della biblioteca alla celebrazione dei cento anni dalla nascita dell’umorista ebreo Sholem Aleichem. Allora, si lessero diversi testi umoristici del celebre scrittore in lingua yiddish, nell’interpretazione di alcuni rinomati attori. Ma il culmine della serata è stata la lettura di un racconto da parte di Jules Cazaban, nato a Fălticeni, dove aveva coabitato con la popolazione ebrea, di cui sapeva imitare l’accento in modo sorprendente. L’apice è stato toccato quando Jules ha pronunciato la formula chiave, messa in bocca al personaggio interpretato: Moscè, porte la bomba!, che ha fatto balzare in piedi la sala e ha scatenato un boato di applausi. La formula è circolata settimane di fila in città!».

Questa volta, l’argomento era totalmente diverso. Con straordinaria maestria, lo spettacolo unisce i testi della scrittrice Coleta de Sabata a temi classici, da Verdi a Rossini, alle canzone napoletane o ai passi di danza di ballerini affermati… o debuttanti!

Il mio siciliano era… come un pesce nell’acqua! Dopo lo spettacolo, saltava da un attore all’altro, faceva foto con tutti, dall’ambasciatore italiano fino alla ballerina di 10 anni, brindava con tutti, parlava (in italiano!) senza sosta… però precisava a tutti di essere… siciliano!

Allora ho deciso di mostrargli la… Bucarest siciliana!

Dopo essere rimasto a bocca aperta di fronte al Palazzo reale, l’ho portato all’Ateneo e siamo entrati nell’Hotel Athénée Palace.

Sapevo che nel ristorante italiano dell’albergo fossero esposte delle foto di film e di personaggi famosi degli anni ’60 e perciò gli detto: «Ora voglio proprio vedere se sei davvero siciliano!»

L’ho portato a vedere la fotografia con Stefania Sandrelli su un balcone di Palermo, immagine estratta dal film “Divorzio all’italiana”, e gli ho chiesto: «Riconosci questo posto?» «Certo che sì, ho assistito alle riprese del film! Avevo 5 anni!»

Più tardi, sempre in uno dei corridoi dell’albergo, gli ho mostrato delle foto della Regina Maria, somigliante a quelle del “Grand Hotel Villa Igiea” di Palermo. Subito, Eligio ha chiamato un amico di Palermo, a sua volta amico del direttore dell’albergo siciliano che frequentava due anni prima, per raccontargli l’esperienza appena vissuta.

E tuttavia il colpo di grazia, dopo esserci fermati qualche minuto di fronte alla chiesa italiana, è arrivato quando gli ho spiegato dove fosse seppellito il rivoluzionario romeno, cui è dedicato uno dei principali bulevard di Bucarest! Come potrebbe mai immaginare un siciliano che in un parco di Palermo esiste un busto di marmo raffigurante Nicolae Bălcescu!

Dopo così tante “emozioni”, abbiamo deciso fosse il momento di metterci a tavola. Siamo andati nel “centro storico” della città, dove bar e ristoranti si susseguono a catena.

Gli ho raccontato come, pochi giorni prima, entrando in uno di quei ristoranti, si fossero rivolti a me in italiano. Sorpreso, ho chiesto com’è possibile? «Il 90% dei nostri clienti sono italiani!» mi hanno risposto.

Allora, Eligio ha cercato di convincerli ad assumerlo per qualche giorno, come… cantante del locale! È tornato piuttosto deluso, costatando non fosse così semplice!

Ammetto che morivo dalla curiosità di sentirlo cantare. Però come, dove, con quale strumento…?

Ci siamo seduti a un tavolo in un ristorante tradizionale romeno, perché desideravo proporgli qualche specialità culinaria del posto. Dal momento che eravamo al centro della strada, dopo un po’, è passato un cantante ambulante con la chitarra in mano. L’abbiamo invitato a sedersi con noi, gli abbiamo offerto un bicchiere e… ha dato la sua chitarra a Eligio: «Ora voglio proprio vedere!». Non si è fatto pregare! Per circa 15 minuti, ha interpretato per noi melodie tradizionali siciliane, canzonette napoletane, successi italiani di ieri e di oggi…

Intorno a noi si era formato un capannello di passanti, affascinati dalle canzoni di Eligio. Tra loro, anche tre turisti italiani provenienti da Salerno! Con cui, il giorno dopo, Eligio è andato in discoteca!

Ora non mi rimane che tornare a Palermo, dove il mio amico cantautore mi ha invitato.

È stabilito, a presto!

                                                            Adrian Irvin ROZEI

                                                           Bucarest, giugno 2018

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