Un nuovo anello sulla “Via della romanità”

Questo testo è stato pubblicato sulla rivista “Siamo di nuovo insieme” nel numero 107 – 108, di dicembre 2021, a cura dell’ “Asociaţia italienilor din România” di Bucarest.

“Via Domitia”, costruita a partire dall’anno 118 a.C. per collegare l’Italia e la Penisola Iberica, attraversando la Gallia Narbonese (Gallia Narbonensis) – provincia romana così chiamata dal 118 a.C. dopo la creazione della colonia romana Narbo Martius, l’odierna città di Narbonne – è stata creata per rendere coerente una rete stradale esistente, che collegava Roma, capitale dell’Impero, con l’attuale Istanbul. 

Così, lungo questa strada di circolazione europea, è possibile incontrare numerosissimi insediamenti, monumenti, costruzioni civili o militari… lasciati da “nos ancêtres les Romains”, anche due mila anni dopo la scomparsa di quest’impero! 

Potremmo dire formino un tutt’uno composto da città come Aquae Sextiae (Aix-en-Provence), Arelate Sextanorum (Arles), Arausio Secundanorum (Orange), Baeterrae Septimanorum (Béziers), Nemausus (Nîmes), Narbo Martius  (Narbonne)… che si trovano proprio sulla strada menzionata o nelle sue immediate vicinanze. Ancora oggi, le vestigia di questi importanti centri abitati dell’antichità possono essere viste e, durante l’esecuzione di qualsiasi scavo, fondamenta, terrazzamento… riappaiono, proprio nei posti in cui meno te le aspetti. 

Era perciò normale che le autorità attuali decidessero di valorizzare queste testimonianze. Però, dal momento che si estendono per centinaia di kilometri quadrati, si è cercato di non allontanarle dalla loro localizzazione storica. Il che presuppone la costruzione di più musei, legati alla specificità dei monumenti e delle vestigia scoperte nel tempo. Il primo museo di questa serie è stato quello della città di Arles: “Le Musée départemental Arles antique”, chiamato anche “Le Musée blue”, inaugurato nel 1995. Il seguente è stato “Le musée de la Romanité” di Nîmes, aperto nel 2018. 

Ed ecco che ora appare un nuovo museo, appartenente a questa serie: “Le musée Narbo Via, anciennement MuRéNA”, o “Musée régional de la Narbonne antique”, inaugurato il 19 maggio 2020. 

Nel 2010, è stata presentata l’idea di creare un museo dedicato alla storia romana di Narbonne.

“Lo scopo di questo museo è rendere nuovamente attuale la prestigiosa città di Narbo Martius, la prima colonia romana fondata fuori dall’Italia nell’anno 118 a.C., offrendo a tutti l’occasione di scoprire vestigia eccezionali, rivalutate attraverso un sito, una costruzione, una museografia e una politica pubblica. Quest’azione corrisponde al desiderio di rimettere la storia antica di Narbonne e del bacino mediterraneo in dialogo con il mondo contemporaneo. Dal febbraio 2020, il Museo Narbo Via ha riportato in vita l’antica città di Narbo Martius.” 

Il Museo Narbo Via è stato concepito per restituire all’attuale conglomerato urbano la storia della grande città antica che è stata, allo stesso tempo, la prima colonia romana sul territorio gallico, la capitale della provincia Gallia Narbonensis e un attivo porto commerciale aperto sull’intero mondo mediterraneo. Di questo glorioso passato non è rimasto in piedi nemmeno un monumento. Tuttavia, la sua storia ci è stata trasmessa dalle fonti scritte, dagli scavi e soprattutto attraverso una grande quantità di elementi architettonici utilizzati per lo sviluppo della città durante la sua lunga storia. 

Nel periodo 17 settembre – 31 dicembre 2021, il museo Narbo Via presenterà la prima esposizione temporanea, “Veni, Vidi… Bâti!” (“Venuto, Visto… Costruito!”). 

“La mostra «Veni, Vidi… Bâti!» offrirà una riflessione sulla persistenza del patrimonio architettonico di prestigio della Roma antica e solleverà un punto di domanda sulla nozione di «frammento» architettonico e archeologico, come elemento di studio e d’accesso a un contesto culturale più vasto. Il modo in cui gli architetti contemporanei continuano a esplorare e adattare la nostra eredità romana sarà affrontato sistematicamente su una superficie di 500 metri quadrati e in sette sequenze tematiche: riutilizzo, progettazione, illuminazione, respirazione, costruzione, connessione, abitare. In questo modo, la mostra metterà a confronto i principi essenziali dell’architettura romana (l’organizzazione urbana e sociale, la circolazione della luce, dell’aria e dell’acqua, strutture e materiali) con il loro riutilizzo e la loro reinterpretazione contemporanea, materializzatisi nella costruzione del museo Narbo Via progettato da Foster + Partners., un’intersezione tra questi due periodi. Saranno presentati circa cento lavori provenienti dalle istituzioni francesi, italiane e inglesi (oggetti archeologici, disegni, piani, manoscritti, plastici ecc.).” 

Tra gli oggetti e i plastici esposti, hanno attratto particolarmente la mia attenzione quelli presenti nella sezione “connessione”. I romani hanno costruito i primi ponti su grande scala in grado di resistere al tempo. Gli ingegneri di oggi reinventano idee principali dei romani in materia di infrastrutture, con l’aiuto delle più moderne tecnologie. Ad esempio, il ponte romano è stato reinventato tramite il viadotto di Millau, la cui costruzione supera i limiti tecnici dell’epoca, proprio come ha fatto Traiano con il suo ponte sul Danubio, come sostengono gli organizzatori della mostra, affermazioni illustrate da un frammento della Colonna Traiana che rappresenta il ponte di Drobeta-Turnu Severin. Si tratta della famosa rappresentazione del ponte costruito da Apollodoro di Damasco. 

La copia in gesso datata 1861-1862, porta la menzione: 

“Il ponte di Traiano sul Danubio, lungo 1135m, è stato l’unico ponte di pietra sul fiume. La parte superiore del ponte, sufficientemente larga per il passaggio delle legioni romane, si sosteneva su arcate in legno, poi su venti piloni di mattoni a distanza di 50 metri l’uno dall’altro. I romani hanno assemblato una struttura al suolo, poi l’hanno installata utilizzano tecniche di prefabbricazione. Il ponte è scomparso ma la sua rappresentazione semplificata può essere vista sul calco della Colonna Traiana, realizzata a Roma per Napoleone III”. 

Il futuro imperatore di Francia, Napoleone III, ha abitato durante l’infanzia nel palazzo di Letizia Bonaparte, madre dell’imperatore Napoleone, suo zio, che si trovava nell’odierna Piazza Venezia, all’incrocio con Via del Corso. Dal balcone del palazzo, egli poteva ammirare la Colonna Traiana. Questi ricordi di gioventù l’hanno spinto a finanziare, una volta giunto al potere, ricerche archeologiche e restauri di alcuni monumenti risalenti al periodo dell’Impero Romano. Tra questi, appare anche l’esecuzione della copia della Colonna, summenzionata.

Quest’ultima ha generato a sua volta un’altra copia, che si trova oggi a Bucarest, come anche un calco metallico parziale, installato nella corte del castello di Saint Germain en Laye, vicino a Parigi. 

Quest’esposizione, perciò, è un legame nel tempo tra Roma, Turnu Severin e Narbonne… un “ponte” di oltre 2000 anni! 

 

Adrian Irvin ROZEI

La Bastide Vieille, novembre 2021

 

Traduzione Clara Mitola

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