Pietrolina dopo pietrolina… nasce un grande mosaico!

Angers, 5/09/2023

Questo testo è stato pubblicato sulla rivista “Siamo di nuovo insieme” n. 123 – 124, ottobre – dicembre 2023, a cura di RO.AS.IT., Associazione Italiani in Romania.

Angers è una città di media grandezza, con appena 150 000 abitanti, della Francia occidentale, situata sul fiume Maine, a solo 300 km da Parigi e a 100 km da Nantes. La maggior parte dei turisti che si ferma in questa città,  vicino all’Oceano Atlantico, viene a visitare le vestigia dell’«epoca d’oro», risalenti al XV secolo. Capitale storica e fortezza dell’Angiò, culla della dinastia dei Plantageneti, Angers è stata uno dei centri intellettuali dell’Europa del XV secolo, sotto la guida illuminata del «buon re Renato d’Angiò» (1409-1480). La città di Angers ospita con orgoglio i resti, assai ben conservati, del castello in cui Renato d’Angiò nacque e passò la sua infanzia.

D’altra parte, Carlo I d’Angiò, predecessore di Renato, ha costruito, sul modello del castello di Angers, il famoso Castel Nuovo di Napoli, chiamato dagli abitanti del posto «Maschio Angioino». 

Tuttavia la città di Angers custodisce anche un altro tesoro artistico, ben più recente, ma ugualmente legato all’Italia. Purtroppo, meno conosciuto. Si tratta di un vero «complesso artistico» che corrisponde alla prima metà del XX secolo, realizzato nel famoso stile decorativo chiamato «Art Déco». 

I primi membri della famiglia Odorico, provenienti da un piccolo paese chiamato Sequals, in Friuli, nel nord-est dell’Italia, si sono trasferiti in Francia alla fine del XIX secolo. Il loro unico avere era il «savoir-faire» e una certa esperienza nel settore della pavimentazione e del mosaico. Per questo, fin dal loro arrivo in Francia, hanno lavorato nel cantiere dell’Opera di Parigi, gomito a gomito con il loro compatriota Giandomenico Facchina, prima di creare un primo atelier a Rennes, in Bretagna, nel 1882. La generazione successiva estenderà l’attività imprenditoriale ben oltre i limiti del dipartimento, aprendo una succursale ad Angers. Così, la città nota all’epoca con il nome di «la belle endormie» (la bella addormentata) si è «svegliata» sotto l’influenza dei colori vivi di facciate, vetrine, insegne, muri, giardini… multicolore ricoperte da mosaici accattivanti. 

I due fratelli, Vincent e Isidore Odorico padre, hanno aperto il loro primo atelier nel 1882, non lontano da Rennes, dove esistevano già numerose aziende attive nell’ambito edilizio. La loro specialità era soprattutto una vasta gamma di pavimentazioni a mosaico, con cui hanno fatto conoscere al pubblico bretone questa tecnica ancestrale della loro regione natale. Così, si moltiplicano i pavimenti conosciuti con il nome italiano di terrazzo e granito, catalogati come pavimentazioni «à la vénitienne». 

La tecnica utilizzata è descritta dagli specialisti in questo modo:

«Formate dall’agglomerato di piccoli elementi minerali, frantumati e mescolati con una spessa pasta di cemento, che si stende sulle superfici da ricoprire, queste pavimentazioni, dopo essersi asciugate, sono levigate e incerate, operazione che mette in risalto i colori delle schegge di pietra. La loro superfice nitida consente un lavaggio perfetto e la loro conservazione a lungo termine anche in zone intensamente frequentate, nei luoghi pubblici come nelle abitazioni private.» 

L’illimitata varietà di superfici che sopporta questo tipo di decorazione (gli altari, gli ingressi dei negozi, le facciate di diversi edifici…) contribuisce alla crescita esponenziale della produzione dell’impresa «Odorico». L’attività è portata avanti con lo stesso successo dai figli di Isidore Odorico, chiamati a loro volta Vincent (1879-1934) e Isidore (1893-1945). A partire dal 1912, Margueritte Carnera, la vedova di Isidore padre, prende in mano la direzione dell’azienda, aiutata dai suoi due figli. Allora, Isidore figlio si specializza nella concezione e realizzazione di diverse decorazioni, mentre Vincent si occupa della gestione dell’atelier. 

Isidore ha ottenuto un diploma dopo aver frequentato corsi tecnici e artistici presso «l’Ècole régionale des beaux-arts» di Rennes nel 1913. Durante la Prima Guerra Mondiale, vive alcuni anni in cattività a Darmstadt, in Germania, eccellente occasione per scoprire lo stile artistico chiamato «Art Nouveau». Tra gli altri noti artisti di questa corrente europea, Isidore studia attentamente l’arte di Joseph Maria Olbrich (1867-1908), di cui continuerà a riprodurre la linea decorativa. 

Dopo la guerra, approfittando del suo senso artistico, come anche del suo talento nella gestione degli affari, Isidore imprime un notevole impulso all’azienda «Odorico». Così, poiché ricevevano ordinazioni da tutti gli angoli della regione, i due fratelli decidono di aprire delle succursali a Nantes, Dinard e Angers. La conseguenza di questa espansione è la moltiplicazione della forza lavoro necessaria. I due fratelli fanno appello ai loro ex compaesani provenienti dal Friuli. Ad esempio, ad Angers, l’atelier situato al numero 17 di rue d’Assas, è gestito dallo specialista friulano del mosaico Domenico Mander.

La Maison bleue

È lui a coordinare l’installazione del mosaico sulla facciata della famosa «Maison bleue», probabilmente il lavoro più celebre di casa «Odorico», monumento rappresentativo e grande attrazione artistica ad Angers fino ai giorni nostri. 

Isidore Odorico ha anche il talento di circondarsi di architetti brillati, come anche di imprenditori e disegnatori dalla grande originalità e dotati del coraggio necessario per la moda dell’epoca.

Café des Caves

Tra loro, ci sono anche l’architetto Roger Jusserand, l’uomo d’affari Gabriel Crêtaux, l’imprenditore Albert Durand, che accetteranno di integrare nei loro lavori colori vivi e originali.

Se all’inizio Odorico è invitato a realizzare solo un fregio policromo in mosaico all’ultimo piano, egli riuscirà a convincere Jusserand a estendere l’ordinazione all’intera facciata, seguendo l’esempio di un Otto Wagner a Vienna o di Antonio Gaudí a Barcellona. Impressionato da questo coraggioso progetto, l’architetto chiede al mosaicista di studiare l’estensione del lavoro su placche di granito per scale, cucina, toilette e bagni. Il risultato è talmente strabiliante da convincere i finanziatori a triplicare il budget dell’ordine, che passa dai 70 000 franchi a… 225 000!

Così, la facciata diventa un vero capolavoro artistico, uno sfumato studiato per valorizzare le decorazioni in ferro, le volute dorate e perfino le piccole colonne che ricordano le scanalature tipiche degli antichi templi.

È certo che, se «La Maison bleue» è l’opera più rappresentativa dello «stile Odorico» ad Angers, moltissimi altri edifici portano il segno del mosaicista friulano. L’elenco delle costruzioni, visibili ancora oggi, ammonta a ventitré ubicazioni. 

Tra queste, è necessario menzionare anche le opere di un altro collega friulano, Pierre De Guisti (1897-1994), imprenditore e mosaicista, le cui creazioni, in continuità con l’opera di Roger Jusserand, si ritrovano soprattutto nel quartiere Lutin di Angers.

Anche Pierre De Guisti era originario di Sequals, da dove aveva raggiunto Angers nel 1924. Questa volta si tratta di un intero quartiere costruito in spirito popolare da numerosi architetti locali appartenenti alla nuova generazione e che hanno scelto di costruire edifici residenziali privi del fasto degli anni ’20 ma caratterizzati da una determinata unità stilistica, ricercata con perseveranza. 

Il vantaggio è che queste abitazioni si distinguono l’una dall’altra attraverso la geometria e le decorazioni esterne, sebbene abbiano tutte un elemento comune: formano un insieme coerente dal punto di vista urbanistico. Naturalmente con gli elementi cromatici e architettonici tipici dell’impresa Odorico.

Tra queste, l’abitazione personale di Pierre De Guisti, chiamata «La Mosaïque».

 Si tratta di un «produit d’appel», una dimostrazione di «savoir-faire» e allo stesso tempo di tecnicismi preservati per mezzo secolo e che testimoniano la presenza di uno stile che ha caratterizzato una determinata epoca.

Hôtel d’Anjou

Oppure, come affermano gli esegeti di questo genere:

«La città di Angers, tradizionalmente ancorata al suo passato rurale e agricolo, da molti soprannominata «la belle endormie», ha conosciuto con certezza uno sviluppo urbano limitato all’inizio del XX secolo. Nonostante questo, con l’ambizioso progetto de «La Maison bleue» e il complesso residenziale del quartiere Lutin, essa ha aggiunto alcuni rimarchevoli edifici al patrimonio contemporaneo, cui il mosaico apporta un interessante valore aggiunto». 

Disegni di progetto

A questo punto senza dubbio vi chiederete, cos’è diventata «La Maison Odorico»? Ecco cosa è possibile scoprire in un testo pubblicato nel marzo del 2021, sulla rivista Design: 

«La crisi economica degli anni ’70 ha distrutto le finanze della compagnia di Rennes ma non anche l’eredità culturale lasciata dalla dinastia Odorico. Notevole nelle più recenti espressioni artistiche contemporanee, il rinnovato interesse per le arti decorative, soprattutto per il mosaico, potrebbe essere costruito sulla base di questo straordinario successo, la cui realizzazione può essere ancora ammirata sotto il cielo di numerose città della Francia occidentale». 

Fortunatamente, questo «monumentum» di gloria dell’architettura angioina non è stato completamente dimenticato. «L’anno Odorico» è stato programmato ad Angers nel 2023.

Una mostra temporanea dedicata all’opera di Isidore Odorico, l’artista del mosaico che fregia «La Maison bleue» di Angers, sarà aperta al «Repaire Urbain» fino al 6 gennaio 2024. È possibile visitare la mostra da martedì a sabato, dalle ore 13:00 alle ore 18:00. 

Meglio tardi che mai!

 

Adrian Irvin ROZEI

Angers, setembre 2023

 

Traduzione Clara Mitola

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