Notizie da Caligola !

Questo testo è stato pubblicato sulla rivista « Siamo di nuovo insieme », n. 135-136 aprile-giugno 2025, curata dall’Associazione degli Italiani in Romania RO.AS.IT di Bucarest.
 

Vent’anni fa, quando ci siamo stabiliti nella casa ereditata da mia moglie a Linguadoca, ho trovato in soffitta una collezione della rivista „L’Illustration”, risalente al periodo tra le due guerre mondiali. Le ho sfogliate con molta attenzione e così ho scoperto innumerevoli argomenti che oggi, dopo più di un secolo, sono rimasti… d’attualità oppure sepolti sotto la polvere della storia.

Tra i tanti, ha attirato la mia attenzione un testo degli anni ’20 che parla del recente salvataggio di un’antica nave, affondata sotto le acque di un lago nei pressi della città di Roma. Così ho scoperto la storia delle «navi di Caligola, affondate da 2000 anni», riportate in superficie, restaurate ed esposte in un museo.

Ne avevo già sentito, avevo addirittura visitato questo tipo di navi storiche, come quelle vicino alle piramidi di Giza o nella città di Stoccolma, nel museo «Vasa».

Avevo programmato di visitare il museo delle navi antiche nei pressi della capitale italiana. Tuttavia, sono rimasto rapidamente deluso quando ho scoperto che queste testimonianze storiche uniche… sono state bruciate alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nell’ottobre dello scorso anno, volando tra Bucarest e Roma sorvolando il territorio italiano, poco prima di atterrare all’aeroporto di Fiumicino, ho riconosciuto il Lago di Nemi, dove si sono svolte l’avventura e la tragedia delle navi di Caligola.

I laghi di Nemi e Albano visti dall’aereo

Ho deciso di riprendere questo… tema emozionante! Ancora una volta, “le hasard a bien fait les choses!”.

All’inizio del mese di dicembre, sul settimanale „Courrier international”, ho scoperto estratti appartenenti a un articolo pubblicato il 18 novembre del 2024 sulla rivista ABC di Madrid, in cui lo stesso argomento era ripreso e ampliato. Ho consultato l’articolo pubblicato dalla rivista madrilena ed ecco cosa ho scoperto.

Per 2000 anni, le due navi di Caligola sono rimaste sul fondo del lago Nemi, a sud di Roma.

Mappa dei laghi di Nemi e Albano

Più esattamente, dall’anno 41 a.C., quando il celebre e controverso imperatore romano fu assassinato dai suoi stessi soldati pretoriani, all’età di 28 anni. Insieme a lui, nello stesso palazzo, sono cadute anche sua moglie Cesonia e sua figlia, entrambe colpite alla testa.

Questi crimini hanno messo fine a quattro anni di terrore, che gli assassini hanno voluto cancellare anche con altre azioni, come la confisca degli oggetti preziosi presenti su entrambe le navi e il loro affondamento nel lago già menzionato, cancellando così ogni traccia dell’esistenza del loro predecessore.

Poco dopo la sua ascesa al potere, nel 1922, Benito Mussolini ha ricordato i tentativi di recupero dei vascelli affondati, realizzati fin dal XV secolo, forse alla ricerca di giustificazioni per il compito che stava per imporre anche a sé stesso.

Il primo ad averci provato è stato il cardinale Prospero Colonna nel 1477. Nel 1535, l’ingegnere Francesco De Marchi ha usato un ingegnoso scafandro che gli ha permesso di immergersi per più di un’ora, ma «quando è tornato in superficie, la sua bocca e le orecchie erano coperte dall’acqua, il sangue scorreva copiosamente a causa della pressione. Ed è stato attaccato e morso più volte da grandi pesci […], fino a quando non ha rinunciato alla sua campagna», come riporta la rivista ABC nel 1929.

Nel 1827, l’archeologo Annesio Fusconi si è immerso usando una campana progettata da Edmund Halley, capace di proteggere otto scafandri, ma è riuscito a recuperare solo alcune porzioni delle navi, deteriorando parte della struttura. «Gli oggetti scoperti nei secoli hanno attirato l’attenzione di numerosi archeologi e ingegneri», ha aggiunto il giornalista.

Così, per venti secoli le navi di Caligola sono rimaste non lontano dalla mano dell’uomo. La prima, a 50 metri dalla costa e a 20 metri di profondità, e la seconda a 20 metri dalla costa e a 12 metri di profondità.

Si dice che perfino i pescatori dei villaggi vicini, nelle giornate serene e quando l’acqua era calma, potevano distinguere gli scafi delle navi e «pescare» resti di mosaici, colonne, chiodi di diverse dimensioni e oggetti in terracotta.

Proprio l’anno scorso, sul letto del lago è stata scoperta una testa di statua che potrebbe risalire al I secolo a.C. ed essere collegata alle navi dell’imperatore.

Ma il 30 settembre del 1926, ABC riporta: «Mussolini ha ordinato che fossero intrapresi i lavori necessari per drenate il lago Nemi, sul cui fondale giacevano da duemila anni, a una profondità di 25 metri, le navi da diporto appartenute a Caligola».

Secondo le informazioni raccolte, queste misuravano più di 70 metri di lunghezza e 20 di larghezza.

Si trattava di due autentiche ville galleggianti, che Caligola fece costruire sulle rive del lago per dare libero sfogo alle sue orge intinte nel vino e per inchinarsi alla dea Diana.

Le due navi hanno aumentato la sua reputazione di eccentrico e megalomane. Tutte le stanze delle navi erano decorate con foglie d’oro, marmo pregiato, soffitti dorati, mobili di lusso, pavimenti a mosaico romano e persino giardini. I saloni erano pieni di grandi statue e oggetti di inestimabile valore per l’epoca, a cui ha aggiunto condutture di acqua calda e fredda per il comfort suo e dei suoi ospiti.

Ricostruzione di una nave sul lago di Nemi: acquerello di Raineri Arcaini (1893)

Nell’anno in cui Mussolini ha deciso fosse il momento di recuperarle, si è rivolto alla Società Storica Romana, dicendo: «Ogni volta che, negli ultimi cinque secoli, si è cercato di penetrare i misteri delle galee imperiali presenti sul fondo del lago Nemi, tutti coloro che venerano il nome di Roma e porgono omaggio alla sua antica grandezza, hanno sentito i loro cuori battere d’infinita emozione. Ed è logico sia così».

Mussolini, con un atteggiamento che rasenta la megalomania, come molti altri dittatori, non avrebbe permesso che questi palazzi galleggianti, risalenti a uno dei periodi più gloriosi della storia di Roma, rimanessero in fondo al lago.

Nell’aprile del 1927, ha annunciato solennemente la decisione di recuperarle. «Ora mettiamoci al lavoro. Ma ricordate che, se non riuscirete a recuperare le navi, dovrete prepararvi ad affondare con loro nel lago», dichiarava il Duce minacciando il ministro dell’Istruzione Pubblica, Pietro Fedele.

Per non arrivare a tanto, è stata contrattata un’azienda milanese ed è stato messo a punto un progetto ingegneristico impressionante che si basava sullo svuotamento del lago con una prodigiosa pompa idraulica. Non meno di 40 milioni di metri cubi d’acqua sono stati drenati e indirizzati verso il mare, attraverso gli antichi acquedotti romani.

Foto scattata durante il recupero della nave

La rivista „Blanco y Negro” ha pubblicato le impressioni di un corrispondente speciale, testimone del momento in cui, man mano, entrambe le navi sono emerse dal fango.

«Durante la visita precedente si distingueva solo una parte di una delle galee, che mostrava una mescolanza di piattaforme e legni in ottimo stato, nonostante fosse stata sommersa dall’acqua per duemila anni… La sezione visibile, lunga circa 30 metri, offre un’idea magnifica degli architetti navali dell’epoca precristiana», ha spiegato.

Una volta prosciugato il lago, i relitti delle navi sono stati portati in un grande museo costruito sulle sue rive, per essere esposti. Il lago fu poi nuovamente riempito d’acqua.

Le navi sono rimaste esposte lì fino alla notte del 31 maggio 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando furono bruciate per ordine di Hitler.

L’attacco alle navi amate da Mussolini avvenne durante la ritirata delle truppe naziste prima dell’avanzata alleata su Roma e fu interpretato come un ultimo attacco del dittatore tedesco contro il dittatore italiano «traditore», con cui era ai ferri corti nelle fasi finali del conflitto.

Pochi mesi prima, infatti, Hitler aveva ordinato la fucilazione di 8.200 soldati di Mussolini a Cefalonia (Grecia). Il capo nazista sapeva che ridurre in cenere le navi di Caligola avrebbe colpito il dittatore italiano in un punto dolente. Solo pochi pezzi di legno e qualche moneta sono scampati all’incendio.

Così è andato perduto un pezzo architettonico unico, una gigantesca struttura progettata espressamente per uso ricreativo, in uno spazio lungo solo due chilometri.

Dopo la guerra, le due navi furono riprodotte in scala ridotta, e si trovano nel Museo delle Navi Romane. Sono ancora conservati alcuni oggetti originali presenti a bordo: un’ancora, tubi di piombo con il nome di Caligola, porzioni di mosaici e pavimenti intarsiati in marmo, quattro colonne di marmo, vasellame e mattoni, decorazioni in argilla e monete.

Gli ultimi studi effettuati nel 2017 hanno sostenuto che potrebbe esistere una terza nave di Caligola nel lago di Nemi, in una delle aree non prosciugate dal Duce.

È questa l’ipotesi sostenuta dall’amministrazione comunale, che ha raccolto fondi per ritrovarla e portarla in superficie, come nel 1929. «È un’operazione di grande importanza. Siamo convinti che la terza nave sia sul fondo del lago. Le prove ci spingono a verificare questa possibilità e credo sia nostro dovere farlo», ha dichiarato il sindaco Alberto Bertucci.                                  

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Attendo con impazienza i risultati delle indagini in corso.

Nel frattempo, approfitterò del mio prossimo viaggio a Roma per visitare il Museo del Lago Nemi.

Oggi il Museo esiste nello stesso edificio. È stato restaurato e riaperto nel 1953. L’edificio adesso ha un anello interno vuoto, e gli spazi un tempo assegnati alle due possenti navi sono occupati ora da modelli in scala di un quinto, costruiti in un cantiere navale vicino a Napoli, oltre che da vari manufatti, scampati alla distruzione.

Fortunatamente, esistono disegni completi, eseguiti osservando le navi autentiche. Attualmente è in corso un progetto per costruire una replica a grandezza naturale di una delle navi.

Per chi volesse conoscere molto più dettagliatamente questo argomento, consiglio:

« Lo splendido volume di Guido Ucelli, « Le Navi De Nemi », che contiene una documentazione visiva e una sorprendente descrizione del recupero e della conservazione delle due navi, scritta prima che le navi venissero distrutte e che ha acquisito un significato ancora maggiore come testimonianza duratura di queste inestimabili perdite di tesori dell’antica Roma.

Se fossero sopravvissute, le navi sarebbero rimaste una delle più grandi meraviglie archeologiche di tutti i tempi. »

 

Adrian Irvin ROZEI
La  Bastide Vieille, genaio 2025

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