Incontri con Lenci

Questo testo è stato pubblicato sulla rivista “Siamo di nuovo insieme” n. 125 – 126, gennaio – marzo 2024, a cura di RO.AS.IT., Associazione Italiani in Romania.

Da più di dieci anni ricevo regolarmente la rivista Antiquariato, pubblicata in Italia, che mese dopo mese presenta la realtà artistica mondiale nella sua forma espositiva. Per tutto questo tempo, ma soprattutto negli ultimi anni, ho notato gli annunci di una bottega artistica di Rosignano Marittimo (Livorno). Soprattutto erano presentati personaggi in ceramica, di solito ragazze con indosso abiti multicolori, in stile Art Déco, con dimensioni che si aggirano intorno ai 30 cm di altezza. Mi ha incuriosito il portamento di questi personaggi, che non avevano nulla in comune con le ceramiche tedesche (Meissen, Alt Wien…) o francesi (Sèvres, Limoges).

Nella maggior parte dei casi, le ragazze esposte dall’antiquario italiano avevano un atteggiamento fiero o sognante, orgoglioso o modesto… completamente diverso da quello dei personaggi tradizionali di questo stile. Ho cercato di scoprire chi fossero i creatori di questo genere, poco praticato fuori Italia, e ho scoperto il nome della creatrice di tale stile, risalente alla prima metà del XX secolo.

Helen König è nata a Torino il 28 febbraio del 1886. Sua madre, di origini austriache, era colta e raffinata, mentre suo padre, Francesco, dottore in chimica e scienze naturali, è arrivato a Torino nel 1885 per coprire la carica di direttore della Regia Stazione Agraria. Fin dall’infanzia, Helen era vezzeggiata in famiglia con il nome di «Lencina» o «Lenci». Dopo la morte di suo padre, deceduto in giovanissima età, la madre di Lenci rimane sola con quattro figli. Helen, prima con sua madre e poi da sola, viaggia per Svizzera, Austria, Ungheria e Germania, cercando di apprendere e praticare diversi mestieri. A Düsseldorf ha frequentato la Scuola di Arti Applicate, diplomandosi in fotografia nel 1907.

Nel 1915, Helen è tornata a Torino e ha sposato Enrico Scavini, con cui ha fondato nel 1919 la fabbrica di giocattoli «Ars Lenci», partendo dal nomignolo dell’infanzia. In realtà, pare che il nome della fabbrica, acronimo dell’espressione latina «Ludus Est Nobis Constanter Industria» («Il gioco è il nostro lavoro permanente»), sia stato immaginato da «Fantasio», lo pseudonimo del poeta Ignazio Vacchetti, il fidanzato della sorella di Helen. Certo è che la Società Lenci è diventata in brevissimo tempo un polo di attrazione per numerosi artisti plastici, come Sandro Vacchetti, direttore artistico alla Lenci dal 1922 al 1934, la stessa Elena König Scavini, Cläre Burchart, Lino Berzoini, Giovanni Riva, Giovanni Ronzan, Teonesto Deabate, Giovanni Pietro Spertini, Marcello Dudovich, Gigi Chessa, Mario Pompei, Nillo Beltrami, Mario Sturani, Giulio Da Milano, Giovanni Grande, Ines Grande, Claudia Formica, Luigi Borione, Camillo Ghigo, Giuseppe Porcheddu, Gino Levi-Montalcini, Abele Jacopi.

Tutta questa «febbre artistica» si è tradotta nella creazione di uno stile specifico nello sviluppo e creazione di bambole e mobili per bambini, all’inizio di feltro e più tardi di ceramica artistica policroma. Le creazioni della fabbrica hanno ottenuto premi internazionali nelle fiere di Zurigo, Parigi, Roma e Milano, una costante presenza sulle riviste culturali dell’epoca e, nel gennaio del 1929, perfino il famoso architetto e designer Gio Ponti ha lodato l’originalità della ceramica Lenci nelle pagine della rivista Domus.

A dispetto di tanto successo, la crisi del 1929 ha scosso l’attività della fabbrica alle fondamenta. A causa delle insolvenze di alcuni clienti e distributori all’inizio degli anni ’30, quando Lenci aveva più di seicento dipendenti, e più tardi anche a causa delle sanzioni imposte all’Italia con l’inizio della campagna d’Etiopia, nel 1933, i coniugi Scavini sono stati obbligati a vendere parte delle azioni della società.

Nel 1934 Sandro Vacchetti ha lasciato Lenci e ha aperto una sua fabbrica di ceramica, che ha preso il nome di Essevi, a partire dalle iniziali dell’artista. Con questa firma, Vacchetti ha creato capolavori caratterizzati da ricchissime decorazioni. In seguito, altri artisti attivi presso Lenci, tra cui Clelia Bertetti, lasceranno la società per fondare laboratori personali, in tempi che si preannunciavano sempre più difficili. I successi e la decadenza di quest’attività artistica sono troppo numerosi per essere riportati in questa sede.

Nel 1937 tutte le azioni della Società Lenci sono state vendute, ma la direzione artistica è rimasta sotto la guida di Elena König, che ha smesso di ricoprire questo ruolo solo due anni dopo la morte del marito, Enrico Scavini, nel 1938. Elena Scavini muore a Torino nel 1974.

Dopo numerose altre peripezie, i continuatori della «Lenci», la Società «Bambole Italiane Srl», è obbligata ad avviare la procedura di fallimento nell’anno 2002. Oggi, ufficialmente, esiste ancora una compagnia portoghese detentrice del marchio «Lenci» e che porta avanti un’attività simile, senza però raggiungere lo splendore degli anni ’20.

Dopo aver scoperto questa fantastica attività artistica-industriale di un secolo fa, ho iniziato a desiderare di possedere anch’io almeno una statuetta di ceramica Lenci. Ma, i prezzi annunciati dai venditori su internet, sono stati… una doccia fredda. I prezzi menzionati partivano circa da 1000 euro e per un gruppo di personaggi arrivavano anche a 10.000 euro! Un piacere assai costoso!

Ad ogni modo, non ho abbandonato del tutto quest’idea. Ed ecco la scoperta, giusto prima di Natale, dell’annuncio di un venditore privato italiano che proponeva una statuetta «Epigono Lenci» degli anni ’50 a soli 245 euro. È vero, senza firma. Non ho esitato un minuto. Perciò, la «Pastorella con agnello» è arrivata da Torino in soli 3 giorni! È proprio il regalo di Natale che desideravo. La migliore dimostrazione che Babbo Natale ha ricevuto la mia lettera!

Non rimaneva altro che darle un nome, come ho fatto con tutte le statue che posseggo. Niente di più facile: si chiamerà Lenci!

Nel numero datato novembre 2023 della  rivista Antiquariato è possibile leggere:

«Separarsi dagli oggetti collezionati con devozione e studi approfonditi per trent’anni, di certo non è stato facile per Giuseppe e Gabriella Ferrero, una coppia unita di collezionisti appassionati. Tuttavia, grazie alle loro donazioni, le sale dedicate all’arte decorativa dei Musei Reali di Torino si sono arricchite di una preziosa collezione di ceramiche Lenci… I pezzi della collezione Ferrero, 132 di numero, sono di eccezionale valore e appartengono sopratutto al primo periodo, tra il 1928 e il 1930. Rari e preziosi, realizzati da 17 artisti, tra cui Gigi Chessa, Mario Sturani, Giovanni Grande, Giuseppe Porcheddu, Sandro Vaccheti.»

Stranamente non sono menzionati né Enrico Scavini, né Helen König! Nello stesso articolo, si annuncia l’apparizione di un volume intitolato Ceramiche Lenci. La collezione Giuseppe e Gabriella Ferrero, per la casa editrice Sagep di Genova, contenente 344 pagine illustrate a colori, in vendita al prezzo di 70 euro…

Ecco un’ottimo suggerimento per Babbo Natale nel 2024!

 

 

Adrian Irvin ROZEI

Boulogne, aprile 2024

 

Traduzione Clara Mitola

One thought on “Incontri con Lenci

  1. Franco e Barbara da Milano/Torino scrivono:
    Caro Adrian,

    grazie per il tuo invio, ti leggeremo molto volentieri.

    Un ringraziamento anche per la simpatia con la quale ci hai accolto a Capestang e per le spiegazioni he ci hai dato.

    A presto.

Leave a Reply