La tappa successiva della mia odissea con la famiglia Florio era in “Via dei Materassai”, a pochi passi dal porto in cui, possiamo immaginare, sbarcarono Paolo e Ignazio Florio, provenienti dalla loro Calabria natale in cerca di una vita decente. Oggi questa zona è una delle immagini apocalittiche di povertà mostrata dai film neorealisti che descrivono la vita del sud d’Italia. Qui, i due fratelli hanno aperto un negozio di spezie.
Chi conosce la gloria e la grandezza della famiglia Florio, quasi senza pari in Europa, potrebbe domandarsi, a buona ragione, “come sono riusciti, loro e i loro discendenti, a realizzare un tale miracolo?”
Poi, senza alcuna transizione, ho raggiunto la zona della città che rappresenta l’apice del successo della dinastia Florio: il “Parco Florio all’Olivuzza”. E qui, ancora una volta, il visitatore deve fare un enorme sforzo d’immaginazione per visualizzare il parco di 5 ettari, con le serre, il giardino zoologico, i sentieri di piante esotiche, il tempio circolare, così come esso si presentava un secolo fa. Nei molteplici edifici in stili tra i più vari, dal neoclassico al “Liberty” e dal gotico al neoveneziano, la nobiltà siciliana si dava appuntamento oppure erano invitate personalità politiche o artistiche di primo piano, provenienti da tutto il mondo.
Tra loro si numeravano l’Imperatore di Germania Guglielmo II e la sua sposa, Augusta, il Granduca Cirillo di Russia, Eugenia de Montijo, ex imperatrice di Francia, Ferdinando di Bulgaria, Costantino di Grecia, Alfonso XIII re di Spagna, Rothschild, Vanderbilt, Giovanni Boldini e molti, molti altri! Per non parlare dello Zar Nicola I di Russia e sua moglie, Alexandra Feodorovna, che hanno passato intere settimane a Palermo. Fortunatamente, nella collezione dell’Archivio Paladino Florio, esistono ancora fotografie in grado di confermare queste realtà… da molto scomparse!
Oggi, il parco lottizzato è attraversato da qualche strada e molti degli edifici che esistono ancora sono per lo più in condizioni pietose. Se non sono stati sostituiti da palazzi moderni.
È anche vero che un’associazione di quartiere lotta perché sia cambiato il nome della strada che incrocia l’ex proprietà in “Donna Franca Florio”. Questa si trova proprio accanto all’edificio in cui si trovava il suo palazzo, in cui è ancora possibile ammirare la camera da letto della “viceregina non incoronata di Sicilia”, con un meraviglioso soffitto e il pavimento ricoperto di maioliche che rappresentano una pioggia di petali di rosa. Tempi passati!
L’unico testimone di questo passato brillantissimo è il “Villino Vincenzo Florio”, che ha il vantaggio di essere visitabile, poiché in perfette condizioni di conservazione.
La villa è stata costruita dall’architetto Ernesto Basile tra il 1899 e il 1902. Il Villino all’Olivuzza, con questo suo nome, è un esempio concreto di ciò che ha inteso il famoso architetto per “design integrale”: sintesi di elementi medievali, linee curve moderne, raffinate sculture floreali, superfici in stile barocco, assi di sostegno nordiche, torrette che ricordano castelli francesi, colonne romaniche e “bugnati” rinascimentali, che costituiscono un capolavoro d’originalità. Questo complesso, perfettamente conservato fino a oggi, meriterebbe di essere conosciuto da tutti gli ammiratori dello stile “Liberty”, così come Horta o Guimard. Una vera lezione di stile “Liberty”.
L’ultima tappa del mio rapido circuito “Florio a Palermo” è stata anche la più sorprendente. Oserei dire anche la più ottimista! La “Palazzina dei Quattro Pizzi” si trova nel quartiere Arenella, nella zona dell’ex “Tonnara Florio”, sul golfo di Palermo.
Costruita in stile neogotico, è diventata la residenza privata di Vincenzo Florio, che si ritirò lì con la sua famiglia. L’edificio è stato progettato nel 1844 dall’architetto Carlo Giachery nell’angolo sud-est della tonnara. In stile neogotico, è di forma quadrangolare, dominata da quattro caratteristiche torrette angolari, con piccole piramidi appuntite da cui deriva il nome di “Quattro Pizzi”. Oggi, “Casa Florio” è un museo pieno di oggetti artistici o di famiglia, appartenuti ai discendenti diretti di Vincenzo Florio Jr. (1883-1959), il creatore delle mitiche corse automobilistiche “Targa Florio” e di diverse attività industriali, tra cui la nota marca di aperitivi alcolici “F.V.”.
Ho avuto l’incredibile occasione di conoscere il nipote di Vincenzo, Alberto Vincenzo Ignazio Maria, conosciuto come “Chico Paladino Florio”.
In una lunga conversazione, durata diverse ore, ho scoperto i numerosi e originali progetti di Chico, il cui scopo è rendere di nuovo attuale la memoria della famiglia Florio, i successi e le sconfitte che hanno segnato, direi “influenzato”, il destino della Sicilia moderna. E non solo! Nel 2017, Chico e sua moglie Ana Paula, hanno fondato la “Associazione culturale Casa Florio” con lo scopo di “promuovere, proteggere e trasmettere il vasto patrimonio storico e artistico di cui la famiglia continua ancora oggi a essere la diligente protettrice”.
I primi risultati sono già tangibili!
Di certo, il destino di una famiglia così importante a livello mondiale non poteva non intersecare lo spazio romeno. Gli incroci sono stati molteplici, sebbene a volte tangenziali. Tra questi, ho rilevato:
– Donna Franca Florio e Martha Bibescu: le due “stelle europee” sono state raffigurate dall’incontestabile maestro del “ritratto mondano”, Giovanni Boldini. Entrambi i dipinti, rifiutati dai mariti delle donne rappresentate, oggi si trovano, un secolo dopo, in collezioni private! Ancora! Il nome “Elchingen” appare nella traiettoria delle due donne.
– I numerosi turisti romeni che hanno visitato la città di Palermo, si recano in Piazza Marina, lì dove si trova il Giardino Garibaldi. In questo giardino si erge la statua del rivoluzionario Nicolae Bălcescu, morto e seppellito a Palermo. La recinzione che circonda questo giardino è un esempio pregnante degli elementi decorativi da foro pubblico, realizzati dalla “Fonderia Oretea” proprietà Florio, menzionata nella prima parte di quest’articolo, pubblicata sul numero precedente della rivista.
– La “Carta generale delle Linee di Navigazione a vapore e piroscafi postali I & V. Florio” indica un legame tra Palermo e Odessa, con possibile scalo a Constanța.
– Eppure, la traccia più importante è la fotografia scattata tra i tavolini dell’hotel “Villa Igiea”, che ritrae la Regina Maria, in abito da lutto, forse in occasione dei funerali del re Costantino di Grecia, padre di sua nuora, la Regina Elena.
Tutti questi “incroci” inaspettati meritano uno studio più profondo, che non è stato possibile realizzare durante il mio breve soggiorno a Palermo. Aspetto con ansia il prossimo viaggio in Sicilia!
A quanti desiderino conoscere altri numerosi dettagli legati a quest’argomento, raccomando il volume I luoghi dei Florio – Dimore e imprese storiche dei «Viceré di Sicilia», a cura di Daniela Brignone, Prefazione di Ana Paula Paladino Florio e Chico Paladino Florio, Edizione Rizzoli.
Adrian Irvin ROZEI
La Bastide Vieille, agosto 2022
Traduzione Clara Mitola