La rivista “Antiquariato”, datata “Agosto 2020”, pubblicava un breve testo riguardante una mostra che sarebbe stata inaugurata a “Villa Sordi”, a Roma.
“Conosco” Alberto Sordi dalla fine degli anni ’50.
“Alberto Sordi, nato il 15 giugno 1920 a Roma e deceduto il 24 febbraio 2003 nella stessa città, è un attore, regista e sceneggiatore italiano. Accanto a Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi e Vittorio Gassman, è stato uno dei pilastri della «commedia italiana» ed è, allo stesso tempo, l’archetipo del romano nella cinematografia italiana.”
Il primo film in cui appare Alberto Sordi sugli schermi della Capitale, s’intitolava “Venezia, la luna e tu”. Tra i 158 film in cui Alberto Sordi ha recitato, nei suoi 60 anni di carriera, non si può dire che “Venezia, la luna e tu” sia un capolavoro… sebbene, il regista del film fosse Dino Risi, un grande maestro della cinematografia italiana del XX secolo.
L’argomento era piuttosto sdolcinato: un gondoliere di Venezia esita tra la sua fidanzata ufficiale e due turiste americane, prima di decidere con chi si sposerà. C’è da dire che nel cast del film, presentato nell’ottobre del 1958, apparivano diverse stelle del cinema italiano dell’epoca, tra cui una di prima grandezza: Nino Manfredi, che io, a circa 10 anni, non conoscevo nemmeno!
Eppure, ciò che mi appassionava in questo film erano le scene girate negli autentici ambienti veneziani. E poiché già sognavo di visitare questo posto unico al mondo, era… un primo contatto con la città del Doge. Potevo forse immaginare allora che, solo dieci anni più tardi, si sarebbe aperta una serie d’innumerevoli viaggi in quel luogo, nell’arco di sei decenni?
Negli anni successivi ho visto diversi film in cui Alberto Sordi era attore o regista. Un’operazione difficile per chi abita in Francia, dove Sordi era considerato solo un “qualsiasi attore comico italiano” e i suoi film erano poco presentanti e trattati con una certa condiscendenza.
Perfino l’enciclopedia di specialità “Ciné-Ressources” affermava: “S’il reste méconnu à l’étranger, il est une star dans son pays” (Seppur sconosciuto all’estero, è molto famoso del suo paese). Scusate, Signori “specialisti”! Io ho visto un film con Alberto Sordi, alcuni anni fa, alla Cinemateca di Bucarest!
Inoltre, grazie a una coincidenza di nome, all’Ambasciata Romena di Parigi, ho scoperto Linda Bastide, attrice degli anni ’50 – ’60, che ha recitato con Alberto Sordi nel film “I Magliari” nel 1959.
Da allora, siamo diventati buoni amici. Collaboriamo ancora oggi all’interno di alcuni progetti letterari in Francia e… in Romania!
Fin dalla mia prima visita a Roma, nel 1968, avevo l’abitudine di fermarmi qualche minuto alla “Galleria Colonna”, in Via del Corso, proprio di fronte alla Colonna di Marco Aurelio. È uno dei posti più rappresentativi della Roma antica, perché questa colonna si trova nello stesso posto da circa 2000 anni. È stata eretta tra il 176 e il 192 d.C.!
Quanti ricordi mi legano a questo posto… più che storico! Pranzi o bevute consumati nei ristoranti o nei bar sotto il tetto di vetro, i libri e i dischi comprati o consultati nell’enorme libreria “Feltrinelli”, i momenti incantevoli passati ai tavolini di fronte alla Galleria, a mezzanotte, sorseggiando senza fretta un “affogato al caffè” mentre i passati si accalcano, ammirando la Colonna illuminata in diversi colori, passeggiate mano nella mano con “amourettes” da vacanza, che sono scomparse nella notte dell’oblio, mezzo secolo fa ecc., ecc.
Ed ecco che un giorno di circa 15 anni fa, ho scoperto che la galleria ha cambiato nome in “Galleria Alberto Sordi”! Incredibile sorpresa! Ho domandato qua e là: “Com’è possibile? Sordi era un frequentatore abituale del posto? Era romano? Come, quando e perché?” Nessuno ha saputo rispondermi sul momento.
Anche se ho scoperto gli elementi di base della risposta su Internet, i dettagli non mi sono stati rivelati se non nell’articolo di “ANTIQUARIATO”, dell’agosto 2020. L’articolo della rivista italiana summenzionata parlava di tre eventi: innanzitutto, della mostra che sarebbe stata presto inaugurata, poi, del museo in onore di Alberto Sordi, in corso d’opera e, alla fine, di un volume illustrato, pubblicato da poco.
Ecco il testo dell’articolo:
“Una volta spenti i riflettori del “jet-set” e finiti i bagni di folla, Alberto Sordi (1920 – 2003) si rifugiava nella sua villa nel quartiere Celio, un gioiello architettonico progettato da Clemente Busiri Vici nel 1928. L’attore romano si è innamorato di questo piccolo palazzo con vista sulle Terme di Caracalla e sul Circo Massimo, riuscendo a comprarla nel 1954. Da sempre inaccessibile, la casa sarà aperta al pubblico per la prima volta, in occasione della mostra con tema “Sordi” prevista per il mese di settembre, e poi trasformata in un museo. Austera, buia ma piena di ricordi e di opere d’arte, è stata svelata in anticipo in un volume fotografico che presenta, camera per camera, ogni singolo dettaglio. Dalle opere di Giorgio de Chirico ai dipinti di Giovanni Paolo Panini, dai saloni pieni di «mobili d’epoca e memorabilia», fino al piccolo teatro con un fondale dipinto da Gino Severini e il salone del barbiere, con la poltrona vintage, dove l’attore si radeva ogni mattina.”
Chi desideri scoprire altri dettagli su questo luogo, può trovare su Internet il seguente testo:
“Alberto Sordi è uno dei più importanti figli di Roma. L’attore è sempre rimasto nella sua città, scelta come residenza permanente, che l’ha accompagnato fino alla morte. Ma in quale casa ha abitato Alberto Sordi? Quella in cui è rimasto più a lungo, dal 1958 fino alla morte, nel 2003, si trova in Piazzale Numa Pompilio.
In occasione del centenario della nascita dell’attore romano, il 15 giugno 1920, il Comune di Roma aprirà alle visite le porte della casa dell’attore, nel periodo 7 marzo – 29 giugno 2020. Un maxischermo all’ingresso trasmetterà 24 ore al giorno, a partire da martedì, le immagini dei film del famoso «Albertone Nazionale».
La villa è facile da riconoscere già dalla strada. Se sali dalla piazza verso Via Druso la troverai sulla destra… È situata vicino al Parco Egerio e all’Appia Antica, circondata da molta vegetazione. Da qui, il grande Albertone ha potuto godersi la splendida vista sulle Terme di Caracalla e oltre, sul Circo Massimo.”
Tuttavia le informazioni riguardanti questo luogo “evolvono” da un autore all’altro!
“Questa villa è stata costruita nel 1933 da Clemente Busiri Vici per Alessandro Chiavolini e Sordi l’ha comprata dal proprietario dell’epoca, il ministro dell’ex regime fascista Dino Grandi, nel 1958. Questo racconta che, tanto lui stesso, quanto anche l’amico e collega Vittorio De Sica erano interessanti alla proprietà ma, alla fine, l’ha ottenuta Sordi. Ha pagato 80 milioni di lire e ha vissuto lì, insieme a sua sorella Aurelia, fino alla morte, avvenuta il 24 febbraio 2003.
Nel 2013, a dieci anni dalla morte del grande attore, la stessa Aurelia (che morirà poco dopo, nel 2014) ha aperto le porte della residenza alle telecamere: Carlo e Luca Verdone sono riusciti a realizzare il documentario «Alberto il Grande», dedicato all’attore.”
In effetti, la storia del luogo racconta che Vittorio de Sica, che aveva scoperto la villa in vendita, ha invitato Sordi a visitarla, prima di prendere una decisione. Sordi è rimasto stregato da questo luogo, ma de Sica aveva la priorità. Vittorio però, la notte successiva, ha perso a carte i soldi con cui desiderava comprarla, lasciando così a Sordi la possibilità dell’acquisto!
Allora, la villa ha cambiato totalmente aspetto. Non solo perché Sordi ha attrezzato, abbellito, modificato innumerevoli dettagli decorativi, ma anche perché l’intero luogo è diventato la sede di feste e incontri del mondo artistico della capitale italiana. Le feste tenutesi qui, per molti decenni, sono rimaste vive nei ricordi dei felici invitati che vi presero parte.
Di recente, ho ricevuto conferma riguardo a questi eventi mondani, grazie a Linda Bastide, presente in alcuni casi, negli anni ’60.
Solo che, dopo il decesso di Savina, l’altra sorella dell’attore, le finestre e le persiane della villa si sono chiuse e le feste sospese.
Sordi, un uomo di grande rigore nella vita quotidiana, aveva l’abitudine di dire, come il marchese del Grillo: “… quando se scherza bisogna esse’ seri.”
Adrian Irvin ROZEI
La Bastide Vieille, agosto 2021
Traduzione Clara Mitola