Sono passati circa 30 anni dalla mia ultima visita a Milano, quando, nel novembre del 2009, ho deciso di partire per qualche giorno di vacanza in Lombardia. Volevo visitare le cittadine storiche della regione: Bergamo, Cremona, Lodi, Como… la cui porta d’ingresso era, si capisce, Milano, la capitale regionale.
Ho scelto da una guida, un po’ a caso, uno tra le decine di alberghi di Milano, non lontano dal centro ne’ dalla stazione, nei pressi di “Porta Venezia”, in Corso Buenos Aires, e … sono partito.
Dopo aver lasciato il mio bagaglio in hotel, sono uscito in strada, alla ricerca di un ristorante. Poi, alzando lo sguardo per scoprire dove mi trovassi, ho scoperto che ero … in “via Spallanzani”! Hotel “La Fenice”, l’indirizzo ufficiale in Corso Buenos Aires, e’ in realta’ la prima casa di via Spallanzani. Il fato volle che, tra i numerosi hotel di Milano, ne scegliessi uno che si trova proprio sulla strada dove ho vissuto quasi 40 anni fa! Ho pensato allora che non proprio fosse un caso e ho iniziato a riscoprire la zona e … i miei ricordi di quel tempo.
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L’area che oggi e’ in prossimita’ di Porta Venezia si trovava, fino alla fine del XIX secolo, al di fuori delle mura che circondano la citta’ di Milano. Da qui partiva la via diretta alla citta’ dei dogi, passando per Monza.
La maggior parte dell’area era occupata da un ospedale costruito tra il 1488 e il 1513, seguendo il modello stabilito dal “Lazzaretto di Venezia”, di forma quasi quadrata coi lati di circa 370 mt. Nelle quasi 300 camere con dimensioni di 4,74 x 4,75 mt., che aveva ognuna un caminetto e un bagno, erano ospitati malati ordinari o quelli delle molte epidemie nel XVI e XVII secolo. Dopo l’epidemia di peste del 1630 – descritta dal Manzoni nel suo famoso romanzo “I Promessi Sposi” – questo Lazzaretto perde d’importanza e diventa parte, nel XVIII secolo, di una caserma di cavalleria, ma anche, data la natura degli altri abitanti, una sorta di “Corte dei Miracoli “, dove si rintanava tutta la feccia della societa’ milanese.
Dopo il 1884 con la sua acquisizione da parte di una grande banca italiana, l’intera area viene demolita ed e’ oggetto di operazioni di urbanizzazione, permettendo alla citta’ di espandersi. Delle precedenti costruzioni rimane solo la porta di accesso alla citta’, alcune chiese e il nome di una strada … “via del Lazzaretto”.
Possono essere visti ancor’oggi gli imponenti edifici di “Porta Venezia”, eretta nel 1828 e impreziosita da bassorilievi installati sulla facciata monumentale nel 1833. Il primo edificio che e’ stato costruito sul sito attuale era un arco trionfale di gesso, innalzato nel 1825, in occasione della visita a Milano dell’imperatore austriaco Francesco I.
Via Spallanzani oggi segue il tracciato della strada principale che porta a Venezia. L’hotel attuale “Fenice” e’ la prima casa costruita su questa strada, nei primi anni del ‘700.
La casa al numero 6 sulla stessa strada, e’ stata costruita tra il 1825 e il 1830, per servire come caserma al generale Radetzky. Joseph Wenzel Radetzky von Radetz, conosciuto come “Maresciallo Radetzky” di origine ceca, era comandante in capo dell’esercito austriaco nel Lombardo-Veneto, dove ha vinto piu’ battaglie, tra cui la famosa battaglia di Custoza, immortalata da Luchino Visconti nel film “Senso”. Mori’, infatti, a Milano nel 1858, ma la sua memoria e’ stata preservata soprattutto dalla famosa marcia che porta il suo nome, composta da Johann Strauss padre.
Sempre “via Spallanzani” e’ attraversata ancora oggi da un fiume sotterraneo, Roggio Gerenzana, che nel XIX secolo alimentava d’acqua il famoso stabilimento “Bagni di Diana”. “Lo Stabilimento di esercizio e scuola di Nuoto Bagni di Diana” e’ stato costruito nel 1842 su un terreno semicostruito e consisteva di una piscina e diversi altri servizi. Nonostante il nome femminile, le donne non hanno avuto accesso qui per decenni, e poi, solo “in determinate ore della mattina”.
Rinnovato come albergo nel 1908, l’edificio e’ rimasto immutato fino ad oggi, nello stile piu’ autentico “Liberty”. Ma la piscina e’ stata poi trasformata in un auditorium, denominato “Kursaal” e un campo per il gioco della pallone. In questa stanza ci fu un terribile attentato terroristico nel 1921, che uccise 21 persone e ferendone piu’ di 80, durante l’esecuzione dell’operetta “Mazurca blu” di Franz Lehar. Oggi, l’hotel fa parte della catena Sheraton, con il nome di “Diana Majestic”.
A lato, nelle vicinanze dei “Bagni di Diana”, si trovava alla fine del XIX secolo, “Lo stabilimento della Societa’ Anonima degli Omnibus e dei Tramways”, che amministrava la prima linea di tram a cavallo in servizio tra Milano e Monza dal 1876, oltre al traffico nel capoluogo lombardo.
I primi omnibus, con una capacita’ di otto persone e trainati da un solo cavallo, si succedevano ogni dieci minuti. Piu’ tardi, a partire dal 1864, s’e’ passati a un nuovo tipo di veicolo, con 16 posti a sedere all’interno e 14 sulla piattaforma, trainati da due cavalli. E’ cosi’ che, nel 1896, nell’area potevi trovare dieci stalle con 580 cavalli e tutti i servizi necessari per il corretto funzionamento dello “Stabilimento”.
A iniziare dal 1893, i tram sono stati elettrificati; l’ultima linea a trazione animale era quella tra Milano e Monza, che ha cessato l’attivita’ il 30 dicembre 1900. Anche se la maggior parte delle scuderie sono state demolite nel 1901, se ne possono vedere ancora oggi tre, ognuna con una capacita’ di 44 cavalli, tra cui una quasi intatta.
Ma, soprattutto, gli edifici piu’ suggestivi sono quelli che si trovano per le strade Malpighi, Frisi e Melzo.
Casa Galimberti, via Malpighi 3, costruita tra il 1902 e il 1905, dall’architetto Giovan Battista Bossi, potrebbe essere chiamata, giustamente, “l’opera di un Mucha italiano”. Sulla sua facciata si possono ammirare centinaia di metri quadrati di ceramica colorata come puoi vedere solo a Praga, citta’ del famoso decoratore ceco, maestro indiscusso dello stile “Art Nouveau”. Purtroppo, e’ stato parzialmente modificato a livello strada e dal ristorante che occupa il piano terra. Ma tutte le decorazioni interne, arredi, porte, e proprio e i motivi decorativi sulle pareti interne sono stati recentemente restaurati.
Casa Guazzoni, in via Malpighi 12, costruita nel 1906 dallo stesso architetto, ha una decorazione completamente diversa. Qui dominano balconi in ferro battuto, bande scolpite con motivi floreali, volti di giovani scolpiti nella facciata in pietra. Sembra che un restauro in futuro potrebbe rivelare motivi colorati, un affresco decorato con fiori e “putti” attribuito all’acquerellista milanese Paolo Sala (1859-1924).
Ma la storia probabilmente piu’ triste e’ quella legata al destino dell’edificio denominato “Palazzina Liberty” in via Frizzi, angolo via Melzo.
Uno dei primi cinematografi di Milano, progettato dagli architetti Tettamanzi e Mainetti, nel piu’ puro stile “Liberty” con tutti gli eccessi di fantasia che dominavano allora, fu costruito tra il 1908 e il 1910. Conosciuto come “Cinema Dumont” questo luogo di cultura cinematografica ha cessato l’attivita’ nel 1932. Dopo la guerra, l’interno e’ stato demolito e trasformato in un garage per le ambulanza della Croce Rossa. Nel 1978, l’edificio doveva essere demolito completamente per far posto a delle case popolari; poi fu proposto di sostituirlo con … un parcheggio! Fortunatamente, in quel momento, fu creata un’associazione per salvare l’edificio, un vero luogo della memoria e un’opera d’arte. Infine, a iniziare dal 2001, l’edificio e’ stato trasformato in una biblioteca di quartiere, specializzata in documentazione riguardante il “Liberty”.
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Sono tornato in via Spallanzani 16.
L’edificio, oggi in restauro, e’ rimasto cosi’ come l’avevo conosciuto negli anni ’70. Solo che, ora, la strada situata nella zona pedonale dal 2002, e’ diventata un quartiere di lusso, che ospita un mercato “chic” ogni sabato. E per entrare nei cortili devi conoscere il codice che apre le enormi porte di legno scolpito. La cappella del cortile e’ scomparsa; al suo posto sono stati piantati due alberi i cui rami si curvano sotto il peso di frutti di colore rosso/oro – i cachi – in questa fine d’autunno. Ho anche interpellato un signore che vive in questa casa dal 1972. Si ricorda pure lui lo scandalo provocato dall’omicidio di Aristide Leporani. Ma non si ricorda in che anno e’ successo!
In quanto ai giornali dell’epoca, la collezione del quotidiano milanese, il “Corriere della Sera”, consultata per ben tre ore, non mi ha permesso di trovare alcuna informazione su questo „fait divers attroce” (come diceva Matei Caragiale).
In cambio ho scoperto – o riscoperto – un quartiere milanese come pochi altri si trovano al mondo.
E tutto cio’ perche’ a diciotto anni non avevo ancora visto il mare, dove avevo conosciuto Leporani!
Adrian Irvin Rozei, Milano, novembre 2009
Traduzione Gregorio Pulcher
Decorazioni, dettagli “Liberty” del quartiere vicino a Porta Venezia