Incantato da Milano, in compagnia di Aristide Leporani (I)

Ho conosciuto Aristide Leporani (attore e stimato regista alla RAI negli anni ’60 – n. red.) sulla spiaggia di Mamaia, un lontana estate, per un caso del quale vi raccontero’ la prossima volta.

Ho trascorso una buona settimana, attorniato dai miei colleghi, ascoltando le storie appassionate raccontate da Aristide Leporani. Parlava di arte italiana, delle bellezze della sua terra, del mondo teatrale e cinematografico, delle vedette che conosceva, dei viaggi che aveva fatto…

Per noi, chiusi nell’oscura gabbia del comunismo, di cui sognavamo di attraversare le sbarre, le sue descrizioni erano un vero “vento di liberta’ “.

Alla fine delle vacanze, Aristide Leporani mi ha regalato una camicia “Lacoste”, una rarita’ per allora in Romania, e mi ha dato il suo indirizzo a Milano, dicendo che ci potevamo rivedere la’. Che bel sogno!

* * *

Sono passati cinque anni.

Nel frattempo sono riuscito a lasciare, assieme ai miei genitori, la Romania di Ceausescu. Ci siamo stabiliti in Francia, dove ho finito gli studi universitari.

Pero’, prima di partire, siccome non eravamo autorizzati a portarci dietro alcun documento scritto a mano, ho copiato e ricopiato almeno dieci volte tutti gli indirizzi dei conoscenti di tutto il mondo e li ho spediti, in buste separate, in Occidente. E, per maggior sicurezza, li ho pure imparati a memoria. E per questo che ancor’oggi conosco a memoria il nome di strade di Atene, Caracas, Vienna o L’Aia, cosa che ha sorpreso numerose volte i miei interlocutori, quando gli dicevo che sono li’ per la prima volta nella loro citta’.

Siamo mascaron 001Certamente ho ritenuto anche l’indirizzo di Aristide Leporani a Milano: „via Spallanzani 16”. E la camicia “Lacoste”, gia’ da tempo scolorita, l’ho portata con me e mi sono ripromesso di portarla “finche’ non termino il giro del mondo!” Potrei averla ancora oggi, se non l’avessi dimenticata in una tenda, nel mezzo del deserto del Sinai, nel 1974!

Pero’ nel 1970, trovandomi in vacanza in Italia, ho decio di rivedere Artistide Leporani.

Ho telefonato dalla stazione di Milano, l’ho trovato a casa e immediatamente mi ha invitato a casa sua. L’indirizzo lo sapevo a memoria: “via Spallanzani 16”. Nel frattempo le cose si erano semplificate perche’ parlavo correntemente l’italiano.

Aristide Leporani abitava in una casa molto interessante. Era una specie di “caravanserraglio”, che formava un quadrilatero all’angolo di una strada perpendicolare, costruito attorno all’anno 1900 da una ricca famiglia italiana.

Il proprietario del complesso, Paolo Bellavita, abitava li’ con tutta la famiglia e coi loro domestici. Tutto fu predisposto per accontentare i bisogni di autonima della famiglia: nel cortile interno erano sistemate le stalle del cavalli che il proprietario usava per il calesse con cui andava in giro, un poccolo giardino permetteva di prendere il fresco d’estate, e chiaramente anche una cappella costruita nello stesso cortile, per soddisfare le necessita’ di raccoglimento dei residenti. Al piano terra, sulla strada adiacente, erano sistemati dei negozi, e una parte dell’insieme era arrangiata per essere affittata per dare un reddito al proprietario.

Aristide Leporani mi ha raccontato di essere nato in questa casa e che qui vive da tutta la vita, perche’ i suoi genitori lavoravano per i proprietari del posto. Adesso abitava in un piccolo appartamento formato da due camere e bagno, messa al “piano nobile” – il primo piano dei palazzi – con vista su via Melzo. L’appartamento era decorato con molto gusto: dappertutto erano stesi tappeti, quadri su tutte le pareti e mi ricordo, in particolare, di una scultura di un Cristo crocefisso con una grande purezza di linee, a cui Aristide di quando in quando ne baciava un piede, esaltandone la bellezza quasi astratta.

Siamo garage 002Immediatamente, Aristide Leporani mi ha proposto di fermarmi da lui, lasciandomi la sua camera, che lui poteva dormire in sala. Benche’ molto genato, in fondo non eravamo amici intimi, e soprattutto perche’ lui aveva tre volte la mia eta’! – ho accettato, dopo molte sue insistenze. E mi disse:” Sai, Adriano, non sapevo che saresti arrivato oggi! (Non mi ero piu’ fato vivo da cinque anni!). Io questo pomeriggio ho un appuntamento con in centro con degli amici. Se vuoi puoi venire con me.”

“Perche’ no?” Mi sono detto. “E’ un’occasione per parlare italiano con persone di qualita’! “ E non mi sarei potuto mai immaginare di quale livello erano! L’incontro era in un bar nella famosa Galleria Vittorio Emanuele, nel cuore di Milano, proprio attaccato a Piazza Duomo. Non ricordo cose si festeggiasse, ma s’erano radunate li’ 25 o 30 persone tra attori di film o teatro e il personale che collaboravano ai programmi della RAI.

Aristide Leporani mi ha indicato alcuni nomi di attori che a me, venuto da pochi anni dalla Romania e abitando in una cittadina di provincia della Francia, il piu’ delle volte non mi dicevano un granche’. Ma due di loro li ho riconosciuti immediatamente: erano Vittorio Gassman, che avevo ammirato in Romania nel film “Il sorpasso”, e Monica Vitti, eroina principale dei film di Antonioni. Totto cio’ che ricordo, e’ che Monica Vitti era taciturna e piuttosto introversa, ma Gassman, logorroico e brillante, proprio come sullo schermo. Piu’ di dieci anni piu’ tardi rivedro’ Vittorio Gassman sulla scena, al Teatro Sistina a Roma, ma questa e’ un’altra storia!

Non sono rimasto che tre o quattro giorni a Milano. Aristide Leporani ha tenuto a farmi vedere alcune delle meraviglie meno conosciute della citta’. Soprattutto edifici, monumenti, decorazioni stile “liberty”. Allora, all’inizio degli anni ’70, quello che i francesi chiamavano „Art nouveau” o con disprezzo „Art nouille”, e i tedeschi „Jügendstil”, non era affatto apprezzato. Case, quartieri costruiti in quello stile, erano molte volte lasciati abbandonati, quando non erano demoliti per far posto all’architettura moderna, stile Le Corbusier!

Forse non a caso Aristide Leporani era appassionato di questo stile, che oggi raggiunge, con gli oggetti venduti dalle case d’aste, prezzi colossali. Come nel quartiere dove abitava lui, la maggior parte delle case, costruite all’inizio del XX secolo, corrispondevano a questo stile. Cosi’ ho scoperto facciate intere coperte di ceramica che rappresentano personaggi o motivi decorativi multicolori, figure scolpite nelle pareti, balconi di ferro battuto pieno, serrature e maniglie di bronzo decorate con piante o animali fantastici, porte di legni esotici come tec o altri, che sembravano vere decorazioni teatrali. Uno dei posti piu’ notevoli, scoperto una volta da Aristide Leporani, era „Piazza del Liberty”, proprio vicino al Duomo.

"Piazza del Liberty" vicino al Duomo di Milano

“Piazza del Liberty” vicino al Duomo di Milano

Milano fu bombardata in modo selvaggio durante la seconda guerra mondiale. In uno dei quartieri allora distrutti, si trovava una superba facciata “Liberty”, scampata per miracolo alla distruzione. Gli edili della citta’ hanno avuto un’eccellente idea, rara ai tempi immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, di recuperarla, e di installarla nella facciata geometrica di un nuovo edificio, anche se le dimensioni del nuovo edificio erano maggiori del vecchio elemento, e di cambiare il nome della piazza da “Marinai d’Italia” in quello molto piu’ rappresentativo, di “Piazza del Liberty”.

A fianco fu costruito uno dei primi grattacieli italiani, con un’architettura avanguardista per quei tempi. Chiaramente e’ nato un insieme eterogeneo, ma estremamente originale, e che ha “precorso i tempi” per l’epoca. Ho quindi scoperto, grazie al gusto sviluppato dall’attore italiano, un lato che conoscevo poco, cioe’ l’arte europea dell’inizio del XX secolo. E ho ritrovato, nel profondo della memoria, il ricordo dei vasi di vetro colorati, firmati Galle’, che mettevamo in conto vendita prima di lasciare la Romania, per una somma ridicola, che mi hanno permesso di comprare un paio di scarpe!

* * *

Sono passati circa dieci anni.

All’inizio degli anni ’80, ho trascorso di nuovo qualche giorno a Milano. Ho trovato, finalmente, un momento libero, e sono andato in via Spallanzani, per vedere se il mio amico abita ancora li’. Ma il suo nome non appariva piu’ nella lista degli inquilini.

Ho suonato alla porta e ho chiesto se il signor Aristide Leporani abita ancorava li’. La signora mi ha guardato a lungo e mi ha chiesto se non avevo letto i giornali. Quando le ho detto che non abito a Milano, ha voluto sapere se non fossi suo parente. Dopo molte insistenze mi ha confessato che Aristide Leporani fu assassinato, qualche anno prima, proprio nel suo appartamento. E ho capito, dalle insinuazione della portinaia, che l’assassino era un giovane con lo stesso “vizietto” del vecchio Aristide.

Sorpreso e scioccato della fine tragica di questo personaggio pittoresco che avevo conosciuto sotto un altro aspetto, mi sono ripromesso di scoprire, se possibile, la storia di questo sordido incidente.

Adrian Irvin Rozei, Milano, novembre 2009

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