Dagli esplosivi ai sassolini: una storia friulana (I)

Questo testo è stato pubblicato sulla rivista “Siamo di nuovo insieme” no. 129 – 130, luglio-settembre 2024, a cura di RO.AS.IT., Associazione Italiani in Romania.

Per 14 anni, tra il 1994 e il 2007, ho visitato quasi ogni anno la piccola città di Sequals, nel nord dell’Italia.

Sequals è un comune in provincia di Pordenone, nella regione italiana del Friuli-Venezia Giulia, con meno di 2500 abitanti. Leggendo queste righe, molti si chiederanno cosa possa spingere qualcuno a tornare costantemente in una città così piccola, di cui in pochissimi hanno sentito parlare.

Come vedremo, in questo luogo è nata, più di mezzo secolo fa, una «specialità» in cui molti abitanti della Terra possono imbattersi senza darle troppo peso, da Parigi a New York, da Copenaghen a Bucarest, e perfino da Londra ad Algeri. Per non parlare dell’Italia… da Venezia fino in Sicilia!

Io però andavo a Sequals per tutt’altro motivo. Per tutto il periodo in questione, ho diretto l’esportazione di un prodotto utilizzato nell’industria degli esplosivi civili in metà dei paesi del mondo, tra cui anche l’Italia. A Sequals si trova una delle maggiori società italiane produttrici di esplosivi civili, utilizzati in miniere, lavori pubblici, costruzioni residenziali ecc. L’Italia, un paese che non dispone di un’industria mineraria rilevante, non aveva un mercato importante in questo settore. Eppure, anche se non fosse stata che un’altra occasione per tornare a Venezia, Roma, Napoli, Milano ecc., avrei comunque dedicato almeno una settimana, ogni anno, alle visite dei clienti effettivi o potenziali presenti in questo paese. L’azienda per cui ho lavorato a Sequals si chiamava «Pravisani esplosivi», così presentata su internet:

«Pravisani S.p.A. è una compagnia italiana specializzata nella produzione di esplosivi. Fondata nel 1967, ha sede vicino a Udine. La compagnia è nota per la sua affidabilità nella produzione di impianti chimici per sintesi pericolose, gestite da una manodopera minima che garantisce nel tempo consistenza alla produzione.»

In sostanza, la società summenzionata era l’opera di un geniale imprenditore e ingegnere, il dott. Mariano Pravisani. Mentre preparavo questo materiale, ho letto un articolo pubblicato il 27 agosto 2019 sul quotidiano Il Messaggero Veneto, in cui ho scoperto che:

«Il mondo dell’industria friulana ha perso uno dei suoi purosangue, erede di una dinastia che ha rappresentato un punto di riferimento nella produzione e confezionamento degli esplosivi fin dal XIX secolo. Mariano Pravisani è morto ieri mattina, all’età di 86 anni: il suo nome è indissolubilmente legato alla fabbrica di dinamite Sequals e alla fabbrica Colloredo di Prato, appunto con il suo stesso nome, specializzata nella produzione di macchine per l’industria chimica.»

Ho incontrato Mariano Pravisani solo una volta, di passaggio per l’azienda che gli apparteneva. Eppure, la notizia del suo decesso mi ha colpito soprattutto perché, in un altro articolo dello stesso giornale, datato 11 aprile 2017, ho scoperto che:

«Metà del personale della “Pravisani esplosivi” di Sequals, compagnia storica fondata nel 1968 da Mariano Pravisani di Udine e acquistata otto anni fa dalla multinazionale spagnola Maxam, un gruppo leader nel settore degli esplosivi e dei sistemi di brillamento per miniere, cave e lavori pubblici, rischia il licenziamento.»

Per non dimenticare, anche l’impianto industriale di Mazingarbe (Pas de Calais, nell’Alta Francia), da dove veniva il nitrato di ammaio per Pravisani, è stato venduto alla stessa multinazionale, pochi anni dopo il mio pensionamento e oggi… non funziona più. Sic transit gloria mundi! 

Nel 2003 ho pranzato a Spilimbergo, una città che si trova a soli pochi chilometri dalla «Zona Industriale Pravisani Esplosivi», su Via Sequals, dove avevo un appuntamento nel pomeriggio.

Poiché mi era rimasta ancora un’ora prima dell’incontro previsto, ho fatto un giro per la città insieme al mio agente italiano. Sono rimasto colpito dalle facciate ricoperte di affreschi nel centro storico.

La Casa Dipinta, struttura pittata adiacente alla Torre Orientale (1304), che faceva parte delle prime mura di difesa, è stata affrescata nel XVI secolo con scene della vita di Ercole. Casualmente, ho preso un prospetto nel ristorante in cui avevo pranzato, dal titolo «Spilimbergo – Ville de la Mosaïque».

Sono passati 20 anni prima di scoprire il significato di questo titolo. Ero ad Amiens quando ho visitato gli edifici decorati da mosaici, realizzati dall’impresa della famiglia Odorico. Ma la storia del mosaico moderno è ben più lunga! Ed è iniziata a Sequals nel 1826. Ecco cosa si può trovare in internet su questo argomento:

«Giandomenico Facchina, nato nel 1826 a Sequals e deceduto nel 1903 a Parigi, è un mosaicista italiano, attivo in Francia. Originario del Friuli, Giandomenico Facchina ha studiato a Trieste e Venezia. Si è occupato dapprima del restauro dei mosaici antichi, in particolare nella Basilica di San Marco, a Venezia.

Nel 1850, si recò in Francia, prima a Montpellier, dove è stato chiamato a lavorare al restauro di vecchi suoli. Ha deposto un brevetto per un metodo di estrazione di pavimenti in mosaico antico presso l’Istituto Nazionale della Proprietà Industriale nel 1858, riutilizzando una tecnica già praticata dai mosaicisti veneziani. Utilizza anche un derivato di questa tecnica, l’installazione indiretta, che permette una prefabbricazione dei mosaici in atelier e che facilita il lavoro dei mosaicisti. In questa tecnica di inversione, le tessere del mosaico vengono preassemblate e incollate capovolte su cartoncino flessibile; il muro destinato a ricevere il mosaico viene poi ricoperto con malta fresca e il mosaico depositato in una sola passata, il che riduce i tempi di lavorazione in cantiere e consente una notevole riduzione dei costi di produzione. Questa tecnica ebbe un grande successo all’Esposizione Universale del 1855 e si diffuse rapidamente. Permette a Facchina di ottenere numerosi ordini. È così che a Parigi ha decorato, tra le altre cose, il nuovo teatro dell’opera, costruito da Charles Garnier. La Francia gli ha conferito il titolo di Cavaliere della Legion d’Onore.»

Anche se la tecnica del mosaico esiste da più di 2000 anni, senza le invenzioni di Facchina non si sarebbe diffusa così largamente nel mondo. I successi di Giandomenico sono così numerosi che è impossibile descriverli. Come lo sono anche i nomi dei suoi innumerevoli allievi o di chi pratica ai nostri giorni le tecniche inventate e brevettate da lui. Tra le città in cui Facchina ha praticato la sua arte, menzioniamo solo Agde, Alger, Albert (Somme), Limoges, Lourdes…

E naturalmente Parigi, in 15 luoghi principali, tra cui appaiono edifici prestigiosi come: Printemps Haussmann, Comptoir National d’Escompte de Paris, Petit Palais, Galerie Vivienne, Le Bon Marché, Musée Carnavalet, Musée Galliera, Musée Grévin, Théâtre National de l’Opéra-Comique, Théâtre Antoine… eppure, più importante di tutti è l’edificio dell’Opera Garnier, dove appare perfino la statua di un «angelo mosaicista», opera per la quale nel 1886 Facchina ha ricevuto la croce della Legion d’Onore e il diploma «honoris causa» della Società Centrale degli Architetti Francesi.

Per seguire…

Traduzione Clara Mitola

Adrian Irvin Rozei

La Bastide Vieille, luglio 2024

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